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METAMORFOSI IMPOSSIBILE


Sei tu Somaro nato e come tale vieni rispettato,
ti aggiri nei meandri del tuo regno
con sicumera e con un ché d’ingegno
cerchi d’importi su chi ti sta d’intorno
ma non ci riesci neppure per un giorno.
Ecco un bel dì la tua ambizione
la vedi imbizzarrire tanto quanto
sino a volere, senza condizione,
della tua vita un grande cambiamento:
da esile e pur buono Somarello
decidi a un botto di diventar Cavallo.
E che Cavallo!...
non un ronzino per le passeggiate
con i fanciulli pei campi di frumento
ma un Purosangue per gare e galoppate
nel nero della vita e nel tormento.
Lui certamente non si rende conto
di quanto grande sia l’impegno assunto.
E bravo il grande Somaro! Che ammirevoli ambizioni!
Che immane impegno, però… Resisterà o impazzirà?
L’ardua sentenza ai posteri andrà.
Un dì lo rivedo triste e anche smagrito
per il paese il giorno della festa,
col suo parlare assai sconclusionato,
si vede chiaro che ha ormai perso la testa.
Povero Somarello!
Io lo avvicino, lo incontro e lo saluto:
“Buon giorno signor Ciuccio, come stà?”
Lui mi risponde al quanto assai stizzito:
“Non vede il mio nuovo portamento,
il nuovo stile, il tinto mio mantello?!
Somaro non son più, ora son Cavallo.”
Ma il poveretto non si accorge e ignora
che la natura, proprio a farlo apposta,
ha dato a lui la forza e quanto ancora
ma non gli ha dato certo un buon cervello.
Quello lo ha riservato sin d’allora
all’eleganza e al genio del fratello.
Ora Somaro mio tenero e bello,
torna Somaro e resta nel tuo regno
ad operar con dignità e orgoglio.
E ti sia chiaro d’ora e pel futuro,
per fare si di non cader più in fallo:
chi nasce Ciuccio non può morir Cavallo.


Orazio G. Messina

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